Ansel Adams, nasce a San Francisco in una zona vicina al Golden Gate Bridge, unico figlio di Charles Hitchcock Adams, un imprenditore di successo che possedeva una compagnia di assicurazioni ed una fabbrica di prodotti chimici, e Olive Bray. All’età di quattro anni, in seguito al terremoto del 1906, cade e si frattura il naso, che gli resterà deforme per tutta la vita. Non ama gli studi scolastici e nel 1914, a dodici anni, inizia a studiare pianoforte per abbandonarlo poi all’età di vent’anni circa.
Nel 1916, all’età di 14 anni, durante una vacanza con la sua famiglia allo Yosemite National Park, gli viene regalata la sua prima macchina fotografica, una Kodak Brownie. La natura e la fotografia saranno da allora legate per sempre alla sua vita. La passione ambientalista traspare, peraltro, in tutte le sue opere.
Nel 1919 si iscrive al “Sierra Club“, una delle più antiche ed importanti organizzazioni ambientaliste americane. Poco tempo prima era guarito dall’influenza chiamata spagnola, che uccise cinquanta milioni di persone in tutto il mondo.
Nel 1927 partecipa alla gita annuale del Club, nota come High Trip. In quell’anno pubblica il suo primo portfolio: Parmelian Prints of the High Sierra finanziato da Albert Bender conosciuto l’anno prima a Berkeley. Guadagnerà circa 4000 dollari.
Nel 1928 diviene fotografo ufficiale del Sierra Club, ma non lascia la sua passione ambientalista e si dedica anche ad accompagnare le persone che partecipano alle escursioni, che a volte durano settimane, come assistente del direttore di gita. Lo stesso anno sposa Virginia Best, figlia del proprietario del Best’s Studio che verrà ereditato dalla figlia nel 1935 alla morte del padre. Lo studio è oggi noto come Ansel Adams Gallery.
Nel 1932 fonda il Gruppo f/64 allo scopo di riunire alcuni fotografi aderenti alla cosiddetta straight photography: John Paul Edwards, Imogen Cunningham, Preston Holder, Consuelo Kanaga, Alma Lavenson, Sonya Noskowiak, Henry Swift, Willard Van Dyke, ed Edward Weston. Il nome rimandava alla minima apertura del diaframma dell’obiettivo che avrebbe consentito la massima profondità di campo e la maggiore accuratezza dei dettagli.
Nel 1934 entra nel Consiglio di Amministrazione del Sierra Club e ne resterà membro, insieme alla moglie, per tutta la vita. È autore di molte prime scalate sulla Sierra Nevada. Le sue fotografie sono una testimonianza di quello che erano i parchi nazionali prima degli interventi umani e dei viaggi di massa. Il suo lavoro ha sponsorizzato molti degli scopi del Sierra Club ed ha portato alla luce le tematiche ambientali.
Adams ha inventato il sistema zonale, una tecnica che permette ai fotografi di trasporre la luce che essi vedono in specifiche densità sul negativo e sulla carta, ottenendo così un controllo migliore sulle fotografie finite. È anche stato un pioniere dell’idea di “visualizzazione” della stampa finita basata sui valori di luce misurati nella scena che viene fotografata.
Le fotografie nel libro a tiratura limitata Sierra Nevada: The John Muir Trail, insieme alla sua testimonianza, hanno contribuito ad assicurare la designazione del Sequoia and Kings Canyon come parco nazionale nel 1940.
Prese a cuore la questione dell’internamento dei nippo-americani che seguì l’attacco di Pearl Harbor, tanto che gli venne permesso di visitare il Manzanar War Relocation Center nella Owens Valley, ai piedi del Monte Williamson. Il saggio fotografico fu dapprima esposto in una mostra in un museo d’arte moderna, e più tardi fu pubblicato col titolo Born Free and Equal: Photographs of the Loyal Japanese-Americans at Manzanar Relocation Center, Inyo County, California (“Nati liberi e uguali: fotografie dei leali nippo-americani al centro di dislocamento Manzanar, Contea di Inyo, California”).
Fu il beneficiario di tre borse di studio Guggenheim durante la sua carriera.[1] Fu eletto nel 1966 membro dell’American Academy of Arts and Sciences. Nel 1980 il presidente Jimmy Carter lo insignì della medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile del suo Paese.
I diritti di pubblicazione per le fotografie di Adams sono detenuti dagli amministratori dell’Ansel Adams Publishing Rights Trust.
Nel 1984, il “Minarets Wilderness” dell’Inyo National Forest venne ribattezzato “Ansel Adams Wilderness“. Il Monte Ansel Adams, una cima di 3.584 metri nella Sierra Nevada, venne così ribattezzato nel 1986.
Josef Hoflehner, quello che colpisce di lui è la pulizia estrema dei suoi scatti, pochi elementi ma ricchi, essenziali ma carichi di emozioni, sono veri e propri fermimmagini di vita, natura, situazioni.
www.josefhoflehner.com
Susan Burnstine, le sue foto sono dipinti ad acquarello, immagini in bianco e nero evanescenti.
E’ solo con il sogno o con l’immaginazione che riesci ad andare oltre l’immagine, completandola con le tue emozioni…
www.susanburnstine.com
Carlo Bavagnoli nasce a Piacenza nel 1932. Completati gli studi classici, nel 1951 si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Milano. A Brera ha modo di confrontarsi con alcuni giovani fotografi, Alfa Castaldi, Mario Dondero e Ugo Mulas. Nel 1955, trasferitosi definitivamente a Milano, inizia a collaborare con “Illustrazione Italiana“, “Tempo illustrato” e “Cinema Nuovo“.
Assunto come fotografo da “Epoca“, nel ’56 viene trasferito nella redazione romana della rivista. Nella capitale inizia un lungo lavoro di documentazione del quartiere popolare di Trastevere, grazie al quale ottiene i primi contatti con la rivista americana “Life“, che gli pubblica alcune foto.
Nel marzo del 1958 è per la prima volta in Sardegna, ad Orani, dove per la stessa testata fotografa Costantino Nivola durante la decorazione della facciata della chiesa della Madonna d’Itria e la mostra di sculture allestita per le vie del paese.
L’anno successivo trascorre un mese a New York, dove ancora “Life“, gli richiede, a scopo formativo, la realizzazione di un reportage sulla vita della metropoli; due anni dopo gli offre un contratto come corrispondente dall’Italia. Negli anni successivi lavorerà come free lance per diversi giornali.
Tra il 1960 e il 1961 torna in Sardegna, a Loculi e Irgoli, inviato da “L’Espresso” per un servizio sulla povertà in Italia, che non sarà pubblicato in quanto ritenuto non abbastanza drammatico. Aveva preferito, infatti, evitare la retorica e le forzature ideologiche che in quegli anni imperversavano sulle pagine di quotidiani e riviste.
Negli anni seguenti i viaggi tra l’Italia e gli Stati Uniti s’intensificano. Per “Life” documenta l’apertura del Concilio Vaticano II, la morte di Giovanni XXIII e l’elezione di Paolo VI. Nel frattempo continua la sua collaborazione con “Epoca”.
Il 1964 è un anno memorabile per la sua attività: è assunto nella redazione americana di “Life“, fatto unico per un fotografo italiano; dopo un anno trascorso a New York, viene trasferito alla sede di Parigi.
Dal 1972, anno in cui cessa la pubblicazione della rivista americana, intensifica i suoi rientri in Italia, pubblica numerosi libri fotografici, realizza vari documentari per la televisione e si occupa di musica classica.
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
• • •
Christopher Thomas, fotografo legato alla tradizione, macchina analogica, i negativi stampati con la cimosa e virati, ottenendo così un senso di antico di fotografie senza tempo, stampato su di una carta splendida al tatto, che riconsegna all’immagine tutto il suo sapore e il gusto della foto inizio secolo.
www.christopher-thomas.de
Giacomo Costa (5 ottobre 1970, Firenze) mostra fin da piccolo scarso interesse per lo studio che abbandona dopo i primi anni del liceo classico per dedicarsi prima all’attività di motociclista e poi di alpinista. Ed è proprio in montagna che inizia a coltivare il suo interesse per la fotografia. Tornato a Firenze nel 1994 incontra la critica Maria Luisa Frisa che lo introduce nel mondo dell’arte. Inizia nel 1996 una collaborazione con il gallerista aretino Marsilio Margiacchi ma è nel 1998 che stringe un forte rapporto di collaborazione con il gallerista milanese Davide Faccioli di Photology che espone i suoi lavori in galleria a Milano e a Londra[4] e in varie fiere internazionali a seguito delle quali inizia a collaborare anche con gallerie americane fra le quali Arthur Roger Gallery di New Orleans e Laurence Miller Gallery di New York.
Nel 1999 partecipa alla VIII Biennale Internazionale di Fotografia di Torino e alla XIII Quadriennale Roma. Sempre nel 1999 espone nella galleria bolognese di Lucio Dalla. Nel 2000 viene invitato al Contemporary Art Center di New Orleans nella mostra Photography Now. Nel 2002 inizia una collaborazione con Sergio Tossi di Firenze e nel 2003 inizia a lavorare con la galleria genovese Guidi&Schoen. Nel 2004 viene nuovamente invitato dalla XIV Quadriennale all’anteprima torinese. Nel 2006 inizia a collaborare con la galleria lussemburghese Clairefontaine e nello stesso anno incontra Elena Ochoa Foster che pubblica i suoi lavori sulla rivista CPhoto Magazine e successivamente lo invita alla X Biennale di Venezia dell’architettura. Sempre nel 2006 Il Centre Pompidou espone un suo lavoro, che è entrato a far parte della collezione permanente del museo, nella mostra Les Peintres de la Vie Moderne.
Nel 2009 esce pubblicato da Damiani il volume “The Chronicles of Time” che raccoglie tutti i suoi lavori dal 1996 al 2008. Il volume è introdotto da un testo dell’archistar Norman Foster e del critico italiano Luca Beatrice. Nel 2009 viene invitato alla 53ª Biennale di Venezia.
Sempre nel 2009 partecipa al festival “FotoArtFestival” a Bielsko-Biala in Polonia e successivamente al Lucca Digital Photo Fest e al SIPF (Seoul International photography festival).
Patrick Gries, fotografo che ha realizzato questo libro anomalo, libro documentarista sugli scheletri di animali e uomo, cercando di metterli in relazione fra loro, per ricostruire l’evoluzione degli esseri viventi. Tavole spettacolari scheletri bianchi su fondo totalmente nero. Molto interessante, dal profilo fotografico, in quanto lo studio delle luci permette di avere la giusta tridimensionalità delle ossa uno still-life fantastico creativo e ricco di osservazioni fondamentali, una sorta di enciclopedia dello studio.
www.patrickgries.com
www.lensculture.com
Roberto Innocenti è nato nel 1940 a Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze.
Si forma come autodidatta dedicandosi inizialmente alla grafica. A 30 anni, comincia ad illustrare i primi libri: sono di quegli anni “Cappuccetto Rosso” e “Sussi e Biribissi”. Nel 1978, collabora con Seymour Reit alle illustrazioni di due libri: “All Kinds of Trains” e “Sails Rails and Wings”. Nel 1979 illustra il libro “1905: Bagliori a Oriente”. Nel 1983 avviene l’incontro con l’illustratore svizzero Etienne Delessert che gli commissiona le illustrazioni per la fiaba di Cenerentola. Nel 1985 viene pubblicato “Rosa Bianca” in vari paesi e successivamente in Italia nel 1990. Tra il 1985 e il 1987 lavora per la rivista “Time Life” nella serie di libri illustrati “The Enchanted World”. Tra il 1988 ed il 1996 escono, pubblicati dall’editore americano Creative Editions, alcuni dei suoi capolavori: Le avventure di Pinocchio (1991), Un Canto di Natale (1990), Schiaccianoci (1996), L’ultima spiaggia (2002) e La storia di Erika (2003). Nel 2010 è uscito Casa del Tempo, con testo di Roberto Piumini.
Ha ricevuto numerosi premi internazionali, quali il Golden Apple, la Biennale of Illustrators Bratislava (nel 1985), una Notable Book citation, American Library Association (ALA), una Honor Book citation, Boston Globe-Horn Book, e il Mildred L. Batchelder Award, ALA, tutti nel 1986, per Rose Blanche. Per le Avvenure di Pinocchio, ha avuto invece una Kate Greenaway Medal Highly Commended citation, British Library Association, nel 1988. Mentre, per A Christmas Carol ha ricevuto una Best Illustrated citation, New York Times, e la Kate Greenaway Medal Commended citation, entrambe nel 1990, e una Golden Apple, nel 1991. E soprattutto, nel 2008, ha ricevuto come migliore illustratore il prestigioso Premio Hans Christian Andersen, assegnato dall’IBBY.
• • •
• • •
• • •